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Un estratto dal libro di imminente pubblicazione Magnum Opus Sutra, che tratta il tema dell'adultità sentimentale secondo le indicazione della Metagenealogia

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Un paragrafo a parte merita l'esperienza dell'adultità sentimentale, qualcosa di difficile comprensione di questi tempi ma essenziale per la consapevolezza umana nella direzione di ciò che è giusto e soprattutto vero nelle relazioni. Cercando di districare al meglio i complessi meccanismi che si attivano quando si entra in una relazione di coppia e secondo la mia personale esperienza, la reciproca attrazione sentimentale oltre che sessuale ha delle “ragioni” miste, di natura karmica e psicogenealogica.

Partiamo dal presupposto che incontrarsi è risolvere un sospeso esistenziale, un'atavica insoddisfazione di fondo che ci spinge non solo a rinascere tornando in relazione con noi stessi ma anche con l'altro da noi, attraverso il quale affrontiamo il mistero della vita e della morte nella sua mancanza di un senso iniziale e finale. Incontrare l'altro a questo livello implica nel migliore dei casi la possibilità di gettare uno sguardo profondo in tale mistero nella fiducia e nella testimonianza di una comune fiamma che ci arde in petto e che dice lo stesso per tutti: occhi negli occhi, cuore nel cuore. In un altro caso a questo livello ci si incontra per concludere un irrisolto proveniente da un'altra vita, come a due innamorati ai quali è stato impedito di coronare la loro unione e che in questa si ritrovano finalmente per compierla. L'una possibilità inoltre, non esclude l'altra.

A livello genealogico invece, è in atto quello che in ambito psicoanalitico è noto come il gioco delle proiezioni genitoriali. Ognuno di noi ha una storia famigliare sedimentata nell'infanzia, lì dove si creano i principali nodi, gli irretimenti, le ferite e le conclusioni tirate in merito a sé e alla vita. Ognuno di noi ha un modello di riferimento paterno e materno anche nell'assenza e nella mancanza, ed ognuno assume su di sé gli schemi proiettivi del padre e della madre secondo i quali al/alla proprio/a partner verrà richiesto di non essere, oppure essere come o meglio di quanto i propri genitori non siano stati. Così nel momento in cui l'intimità di una relazione si stabilizza il gioco delle proiezione prende forza per via analogico/simbolica: si co-creano inconsciamente le stesse strutture famigliari all'interno della relazione entrando nel meccanismo di quella che io chiamo "concessione sentimentale".

Se ho avuto una relazione fortemente edipica con mia madre, chiederò alla mia partner di concedermi con uguale intensità e presenza lo stesso amore totalizzante ed esclusivo, pena il sentirmi svilito e vuoto. Quando la mia partner, che ha una sua vita distinta ed unica, non assume pienamente tale ruolo concedendomelo (e non potrebbe in nessun modo, poiché non è mia madre!), non sarò in grado di riconoscere in lei la persona al di là delle maschere ed in me la presenza dell'amore ed il Valore Assoluto alla mia esistenza. Non sarò in grado di fare auto-riconoscimento. Parimenti se la mia partner ha avuto una relazione di abbandono e mancata protezione col proprio padre, chiederà a me di concederle massimamente il nutrimento e la protezione che si aspetta rispetto a ciò che non ha avuto. Quando io che ho una vita distinta ed unica, non assumo pienamente tale ruolo condendoglielo (e non potrei in nessun modo, poiché non sono suo padre), non sarà in grado di riconoscere in me la persona al di là della maschera ed in sé la forza e la certezza del Valore Assoluto della propria esistenza.

Il gioco delle proiezioni si intensifica nei momenti di crisi e maggiormente quando, con la nascita di un figlio, il quadro famigliare di riferimento tende a cristallizzarsi, portando le reciproche richieste di concessione ad un'esasperazione tale da incrinare i pilastri sentimentali che sostengono la casa/famiglia. Un incantesimo fatto di aspettative fantasiose che non potranno mai realizzarsi poiché l'altro, oltre ad essere persona distinta da nostro padre e nostra madre, non potrebbe nemmeno se volesse guarire la nostra ferita di infanzia. L'altro funge da specchio e stimolo e nel caso più profondo di amore aiuta a condurre la coppia al livello della "condivisione amorosa". La forma più vera di adultità sentimentale.

Dal punto di vista sciamanico v'è un parallelismo evidente col meccanismo proiettivo genitoriale. Due persone si incontrano per scambiarsi reciprocamente la "medicina". A questo primo livello io chiedo a te di guarirmi con la buona medicina di cui disponi e tu fai altrettanto. È uno scambio inevitabile come quello proiettivo, poiché siamo attratti a varia intensità da coloro che in qualche misura possono garantirci tale medicina e al contempo anche tenerci nel gioco proiettivo, cosa questa che ci da sicurezza, senso e identità nonostante la sofferenza. Naturalmente minore sarà il livello di consapevolezza e maggiore sarà la pretesa fatta all'altro di una guarigione. Ciò avrà come esito una crisi ed una rottura irrecuperabili, oppure un prolungato rapporto disfunzionale patologico narcisista o addirittura sadomasochista.

Sia in ambito psicologico proiettivo che in quello sciamanico, il passaggio al livello della condivisone amorosa è necessario affinché la coppia entri nell'amore profondo e torni a vedersi al di là e prima delle maschere. Per chi e cosa si è veramente. Ma vedersi occhi negli occhi, da cuore a cuore è una benedizione che raramente accade di vivere ai nostri tempi. Sembra che il primo livello sia diventato costituzionale ed è per tale ragione che oggi la famiglia e le relazioni sono, tranne rarissime eccezioni, distrutte. Se mi guardo in giro posso constatare che la richiesta della medicina ed il gioco delle proiezioni sia l'unica possibilità immatura che resta ad una coppia, creando una mole di sofferenza ben più vasta che quella di calarsi con coraggio nella condivisione amorosa. E l'aspetto più assurdo è che questa ricerca ansiogena e continua di medicina viene spesso scambiata per libertà ed emancipazione.

Un tempo vi erano paletti sociali, culturali, spirituali e religiosi ad indicare a due persone che condividevano un cammino sentimentale che l'amore è davvero compiuto se si passa dalla concessione alla condivisione. Oggi perseverare con sforzo oltre la tempesta di una crisi pare non avere più nessun valore poiché in effetti non se ne comprende nemmeno l'utilità e non crediamo a nessuno che ci dice il contrario. Perché restare assieme se le belle sensazioni di cura generate dallo scambio di tali proiezioni e medicine viene meno? Perché non passare a richiederle a qualcun altro iniziando un'altra volta il gioco? Naturalmente vi sono casi in cui è saggio separarsi ed evolvere lavorando su di sé o con un partner più consapevole, ma la norma dell'esito più comune e spesso catastrofico dei nostri tempi, è che non giungendo mai al livello della condivisone amorosa i due ex partner si ritroveranno inevitabilmente nell'ingranaggio dentato di una nuova relazione proiettiva, alla ricerca di una medicina ancora più potente, ma mai del tutto soddisfacente. Un altro giro, un altro crollo.

Concludo dicendo che se hai la grazia di un esempio di condivisone amorosa, questo andrebbe coltivato per trarne ispirazione. Se tu stesso sei in una condivisione amorosa nonostante il relativismo imperante e la mancanza totale di indicazioni sei evidentemente benedetto da un elevato cammino karmico, il quale è sempre compresente assieme a quello genealogico. In tale situazione l'esempio e la testimonianza dovresti darli tu. Non è mia intenzione sostenere con rigidità che la condivisone amorosa sia l'unica strada percorribile per un essere umano. Vi sono alcune persone infatti, la cui natura le porta ad una compiuta e soddisfacente vita di solitudine. Vorrei solo evidenziare nel modo più semplice e comprensibile possibile come si mette in moto il gioco delle relazioni. In secondo ci tengo a rimarcare che tutte le 200 e passa pagine di questo libro fungono da indicazione per attuare tale passaggio, al di là delle corrose strutture sociali, culturali, spirituali e religiose di un tempo che non fungono più né da esempio, né da collante.

È smettendo di vivere come un posseduto la vita di qualcun altro, realizzando in te il Valore dell'Assoluto e cessando di accasarti in un "io" e in un "mio" che, nella maggior parte dei casi, un vero Amore può fiorire. E persino radicare in assenza di un terreno.

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