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Ho già scritto in un articolo presente su questo blog e poi ampliato nel libro Mappe della Coscienza, delle caratteristiche essenziali della Psicomagia, l’arte con risvolti terapeutici sviluppata da Alejandro Jodorowsky...

Ne riassumo alcuni tratti salienti che concernono colui che svolge il rituale psicomagico: La messa a fuoco di una domanda la più precisa possibile, la comprensione per via intuitiva, diretta ed immediata, di un linguaggio analogico/simbolico, la messa in gioco personale, la predisposizione a fare ciò che non si era mai fatto prima, la qualità a-morale dell’atto rituale, la necessità che esso si svolga sempre in sicurezza e si concluda sempre in maniera positiva, anche se mette in scena una certa dose di violenza, rabbia o altro.

PachitaQuello su cui oggi mi vorrei concentrare invece è la sua origine, che nella visione di Alejandro Jodorowsky è decisamente da ricercarsi nello sciamanismo tradizionale centroamericano (la cosiddetta brujeria, che si traduce letteralmente con stregoneria) ed in particolare dalla figura e dall’esempio di Pachita (Nella foto. - 1979). Qui volutamente tralascio sia le forme di Teatro ed Effimero Panico, che le ritualizzazioni psicodrammatiche del Cabarét Mistique, proprio per mettere meglio a fuoco degli aspetti specifici nella relazione tra psicomagia e scimanismo tradizionale. Tuttavia è bene precisare a fini squisitamente antropologici, che se per brujeria in Centro e Sud America si intendono vari culti di ritualità magica pre colombiana oppure culti sincretici che uniscono i primi col cristianesimo, ma anche culti animici e stregoneria dell’Africa, per sciamanismo invece si intende essenzialmente la capacità, da parte dello sciamano, di attraversare “mondi altri” separati da quelli della realtà ordinaria della coscienza. Stiamo parlando della cosiddetta Trimundi: il Mondo di mezzo, quello dell’Alto e quello del Basso, ognuno caratterizzato da un determinato grado energetico ed ognuno con i propri spiriti guida ed alleati di potere, che si incontrano ed invocano per risolvere un problema fisico, psichico o spirituale o anche per ottenere domande a risposte insolute.

Un brujo quindi, può essere una figura che si sovrappone a quella dello sciamano ma mentre il primo opera principalmente nel Mondo di Mezzo con l’intento di ottenere poteri da spiriti elementali oppure da spiriti di defunti o di altra natura che sostano in tale mondo mediano, uno sciamano viaggia attraverso la Trimundi con un Intento legato al sapere, alla conoscenza, alla cura e alla compassione.

Eccovi un definizione che ritengo la più completa possibile circa lo sciamanismo, secondo le parole di Franco Santoro (nella foto di sinistra), uno dei maggiori esperti in Europa.

Franco Santoro"Uno sciamano è un essere umano che, per sua scelta, è in grado di entrare in uno stato alterato di coscienza per relazionarsi con realtà normalmente estranee agli esseri umaniShaman ordinari e utilizzare tale connessione per acquisire saggezza, estasi, potere o per scopi di guarigione. Egli ha accesso a territori sconosciuti, e allo stesso tempo anticamente familiari, che forniscono conoscenze profonde sul significato della sua vita e del suo posto nella totalità dell’esistenza. Nell’intraprendere le loro attività, gli sciamani si muovono da uno stato ordinario di coscienza a uno stato sciamanico di coscienza. L’oscurità, sia fornita dalla notte che indotta artificialmente, costituisce l’ambiente ideale per le pratiche sciamaniche . Nel buio le distrazioni della realtà ordinaria vengono meno e consentono allo sciamano di rivolgere l’attenzione verso le dimensioni caratteristiche del suo lavoro. Tuttavia, a differenza dei mistici o di altri esseri evoluti nel cammino spirituale, gli sciamani non mirano all’illuminazione per sé stessa. Il loro scopo è di viaggiare in altre dimensioni e poi fare ritorno per aiutare la loro comunità”.

Pachita per esempio, operava al contempo sia come una bruja, ossia adottando formule e pratiche magiche che come sciamana. La strega messicana che ci descrive Jodorowsky conduceva il consultante ad attraversare mondi o meglio, ella creava ad arte le condizioni necessarie affinché la cosiddetta “sospensione dell’incredulità” si creasse da parte di chi le si rivolgeva per un aiuto. Attraverso l’uso sapiente della propria voce, delle luci soffuse o il buio totale (come ben spiegato dalla descrizione di cui sopra), dell’ambiente e dei tempi altamente ritualizzati, dei suoni e di molti altri fattori e stimoli visivo/sonoro/uditivo/olfattivo/tattili oggi definiti setting in ambiente psichedelico, Pachita conduceva in un vero viaggio sciamanico.

Il setting quindi, è da considerarsi il più appropriato contesto dove operare un cambio di coscienza volontario (altra caratteristica dello sciamanismo, secondo Michael Harner, uno dei maggiori esperti nel campo1), e propizio al favorire l’efficacia del rituale di guarigione.

L’altro fattore, definito set, concerne le condizioni psicofisiche pregresse del consultante, la sua predisposizione attitudinale, la volontà di guarire e soprattutto come vedremo, l’atto di fiducia totale nei confronti del rituale stesso. Il giusto set, durante gli incontri con Pachita, non faceva altro che potenziare a dismisura l’efficacia del setting, fino ad ottenere nel consultante mutamenti psicosomatici impressionanti o in loco oppure in un secondo momento, come vedremo a breve.

Talvolta difatti, Pachita “operava” seduta stante il consultante, il quale trovatosi in sua presenza veniva catapultato nell’immediato in una sorta di regressione e paura infantile, uniti ad un filiare abbandono nei confronti della potente madre/maga. Talaltra la strega suggeriva, senza possibilità di alterazione, di compiere un’azione ritualizzata, da compiersi al di fuori della seduta, al fine di ottenere un determinato effetto di guarigione. C’è da dire che, al di là dei consultanti messicani, inseriti nel contesto di una lunga tradizione, di una mitologia, di una cultura stregonesca, un po’ come per il nostro Sud Italia, molti erano gli occidentali che si rivolgevano a Pachita. Deve essere stata certamente l’intuizione della differenza sostanziale tra atto di fede e fiducia nella propria stessa capacità di domandare per attingere ad una forza auto guarente, ad avere ispirato Jodorowsky per la sua Arte, la Psicomagia appunto.

Come ben spiega Antonio Bertoli:

L’abilità di Pachita risiedeva non tanto in un presunto potere di contatto con gli spiriti dei morti, ma in un oggettivo potere psicologico di rispondere alle aspettative dei vivi: La guaritrice messicana mostrava infatti una grandissima empatia nei confronti delle persone. Immersa in un mondo che da lei si aspettava rituali e magie, essa rispondeva alle aspettative esattamente con quello che le veniva richiesto, e con la stessa modalità curava sia i problemi renali che le difficoltà sociali, i mal di testa e le questioni famigliari2.

Cristobal Jodorowsky in Santa SangreEpurata dal contesto culturale, la Psicomagia ed ancora più specificatamente, lo picosciamanismo, traslano la figura dello sciamano/brujo verso quella dello psicomago, un medium che invece di attraversare la Trimundi, funge da guida per il mondo dell’Inconscio. Lo Psicomago è un “Caronte” che traghetta le persone all’inverso: Non dalle profondità della sua (in)coscienza alle rive della ragione, quanto da queste ultime all’abisso dell’inconscio personale e collettivo, per usare la definizione di Jung. Lo psicosciamano (Cristobal Jodorowsky sul set di Santa Sagre, nella foto di sinistra) quindi, è colui che si avvale al contempo sia della ritualità psicomagica che di quella tradizionale, avendo come trait d'union l’indagine psicologica dell’inconscio secondo Jung. Secondo le parole di Cristobal Jodorowsky, colui che meglio ha approfondito l’arte terapeutica dello psicosciamanesimo, esso consta di:

Sciamanismo tradizionale, curanderismo e magia popolare, riscattandone l’essenza universale, depurandoli dal folclore, cercando di comprendere e riadattare l’essenza delle loro metafore al linguaggio dello psichismo. Utilizzandoli come chiavi per addentrarsi nella dimensione non razionale della mente per riuscire a sbloccare un gran numero di difficoltà psicologiche e, in qualche caso, anche fisiche.3

In questo oceano lo psicosciamano si districa -non necessariamente col linguaggio analitico, quanto principalmente con quello analogico/simbolico-, tra il flusso di simboli occulti che lo costituiscono per tradurre in un atto rituale liberatorio il contenuto di uno specifico nodo psichico. E cos’è un nodo psichico? La cristallizzazione di una narrazione4, di una conclusione tirata ed irrigiditasi, in merito ad una esperienza traumatica subita o per mancanza (un vuoto emotivo) o per eccesso (un colpo che ha provocato una ferita psicofisica). Una serie di nodi psichici, oltre ad altri fattori di natura pre psicologica, determinano e danno voce alla narrazione del nostro piccolo mythos personale. Una sorta di lettura limitata e condizionata di ciò che siamo e di come dovremmo comportarci in questa vita.

Non potendo e nemmeno dovendo fare forza sulla fede nel contesto socioculturale, l’efficacia dell’atto psicomagico, già per come operava Pachita, trae la sua efficacia oltre che dalle suddette caratteristiche, anche nella predisposizione all’obbedienza da parte del consultante: Un rituale viene prescritto pur senza mai essere imposto e chi lo accetta si compromette a svolgerlo alla lettera e per via diretta, senza l’aiuto dello stesso psicomago (trasformando quindi se stesso in quel I-Mago, come nei Tarocchi di Marsiglia), pena un esito nullo nel migliore dei casi o catastrofico nel peggiore. Tale predisposizione all’obbedienza, come già visto, è direttamente connessa alla capacità e alla possibilità della Legge Universale di ottenere una risposta alla propria ustionante domanda, se questa è sentita, intensa ed onesta.

Come già detto, lo psicomago opera solo come un medium per attivare tale potenziale universale per cui, tradire la fiducia di quest’ultimo -uno specchio nel quale ci riflettiamo per guardare senza tremare nelle profondità di noi stessi-, modificando un atto, rimandandolo, procrastinandolo, si tradisce in realtà la fiducia in sé stessi e nella suddetta Legge Universale.

In altre parole un rituale psicomagico crea le condizioni per compromettersi con forze auto-liberanti più grandi di noi e delle quali quindi, avere un sacro rispetto. Ed è per tale ragione che uno psicomago deve essere sempre una persona altamente qualificata, un Artista più che un operatore, non solo vocato ma anche preparato e che il consultante debba essere tanto più serio e compromesso quanto più è radicale la domanda che pone.

In molti anni di psicomagia ritualizzata per me e per molti dei miei consultanti posso confermare che lo stesso detto che vale per lo zen, vale anche per quest’arte:

 

 Piccola domanda, piccola illuminazione!

Media domanda, media illuminazione!!

Grande domanda, grande illuminazione!!!

 

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1 Michael Harner, La caverna e il Cosmo. Edizioni Crisalide, 2013.

2 Antonio Bertoli, Le vere origini della malattia. Macro Edizioni, 2015.

3 Cristobal Jodorowsky, Il collare della tigre. Tea edizioni 2010.

4 Giovanni Placido, Mappe della Coscienza. Youcanprint edizioni, 2020.

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