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La psicomagia vista attraverso uno stage1
Tra il 1999 e il 2001 Jodorowsky è in Italia per promuovere e portare in tournée la sua ultima rappresentazione teatrale, Opera Panica2. Allo stesso tempo, il regista - anche se ad oggi la qualifica di regista diviene riduttiva - è intenzionato a far conoscere e a divulgare la sua particolarissima forma di Arte Terapeutica: la psicomagia. Foto: by Gianni Placido

Percorrendo l’Italia da nord a sud Jodorowsky ha modo di tenere degli stages di psicomagia e Napoli, Bologna e Firenze sono alcune delle città interessate. Nell’ambito dello stage, tenutosi nel marzo 2001, presso La Chiara di Prumiano (FI), ho avuto personalmente la possibilità di partecipare ad uno di questi seminari con tutte le sue più recondite implicazioni. Il numero e la composizione, decisamente variegata, dei partecipanti, ha messo in luce la complessità, l’intensità e le differenze delle problematiche esposte dagli individui presenti: circa quarantacinque persone omogeneamente distribuite tra sessi, con un’età compresa tra i sedici ed i settant’anni ed un orizzonte culturale decisamente ampio e stratificato, il quale ha fatto di questo stage un ottimo banco di prova per dimostrare l’inequivocabile efficacia della psicomagia.

   Lo stage è suddiviso in due parti principali:

  1. La genealogia psicomagica, dove Jodorowsky spiega cosa è la psicomagia, da dove nasce, come e dove si raggruppano i principali nodi psico-genealogici e come si agisce per risolverli;
  2. l’assegnazione dell’atto psicomagico, a seguito delle domande dei consultanti.

  In una grande stanza che accoglie la gente riunitasi per ascoltare Jodorowsky, c’è chi è seduto per terra, chi sulle sedie e chi rimane in piedi. Jodorowsky, attorniato da più persone, dà le spalle al muro rivolto verso la sala, al suo fianco c’è Antonio Bertoli3, editore della City Lights Italia, in veste di traduttore (Jodorowsky parla in spagnolo ma comprende bene l’italiano e non risparmia divertenti commistioni tra più lingue). Lo stage ha inizio con una premessa di Jodorowsky: per quanto le finalità della psicomagia siano terapeutiche, essa è una forma artistica.

  La psicomagia deve essere considerata un’Arte come veicolo per eccellenza, per usare la terminologia di Peter Brook, un’Arte che permetta di riconoscere eTesi di laurea stabilire quei nessi comunicativi interni ed esterni, con sé e con l’altro, tra conscio, subconscio ed inconscio, attraverso l’uso del linguaggio che gli è proprio, quello dei simboli. Pertanto Jodorowsky sostiene che la psicomagia non è una terapia artistica, mentre essa è più che altro un’Arte terapeutica consistente nel trovare un’azione per risolvere un problema, attuando un cambio di rapporto interiore e dunque, mettendo in moto un processo di guarigione affidato all’intrinseca Sapienza dell’Universo. Jodorowsky spiega come varie aree della nostra psiche siano infestate da una sorta di “immondizia psicologica” e che la cura consiste non tanto nell’eliminare l’ego, quanto nel ripulirlo e “profumarlo”. Il nostro piccolo ego, sorta di costruzione artificiosa con cui si traveste la nostra reale natura, è insozzato dalle putrescenze del rancore, del risentimento, della rabbia, del vuoto emozionale, dello sconforto, del rifiuto e di tutta una serie di emozioni negative o positivamente narcisistiche che inevitabilmente si manifestano in una nevrosi e si somatizzano in un malanno. Quindi partire dall’ego artificioso per ripulirlo e profumarlo, diviene l’opzione primaria, rispetto ad altre pratiche di carattere meditativo, dove invece si mira direttamente alla realizzazione dell’inconsistenza di tale artificiosità.

  La maggior parte di queste nevrosi vengono contratte alla stregua di una malattia infettiva, in età infantile, altre ancora prima della nascita, altre ancora affondano le radici nell’Universo della famiglia allargata agli Avi. Lo psicomago procede come sempre a ritroso, partendo dall’evidenza di un vissuto personale per poi introdursi tra le pieghe dell’inconscio, attraversando la barriera del subconscio per riconoscere e tradurre i messaggi simbolici - ad iniziare dal linguaggio stesso - che parlano di come e quali meccanismi di fedeltà famigliare stiamo seguendo come un ordine implicito4 . Ci ritroviamo così immersi nel pianeta in cui viviamo, sfera limitata che galleggia nell’Universo, nel periodo storico di riferimento di una specifica cultura, riflesso di un particolare contesto sociale, macro riflesso di una famiglia dove si ri-trova l’individuo, a sua volta micro-riflesso dell’Universo stesso! Dal tutto alla parte, dalla parte al tutto come prima, ed ultima, improrogabile sinapsi.

  In seguito Jodorowsky passa ad elencare le dovute similitudini e le evidenti distanze dal metodo psicanalitico, premettendo che il lavoro con psicologi e psicanalisti è stato un prezioso e vicendevole contributo. Egli dice, con tono tutt’altro che beffardo o ironico ma sensatamente critico, <<La psicanalisi classica ha fallito>>, poiché essenzialmente, il suo metodo, consiste consiste in una graduale presa di coscienza del paziente, in un percorso che va dal campo dell’inconscio a quello del discernimento logico/razionale, procedendo in maniera psico analitica per l’appunto, con una procedura che tende a schematizzare la totalità delle nevrosi secondo parametri standardizzati e oggettivanti, ossia in linea col metodo scientifico empirico, mentre il metodo psicomagico agisce inconsciamente e in prima persona, per via esperienziale ed intuitiva. La psicomagia si fonda sulla ricerca di un unico contatto tra un Sapere relativamente “cosciente”, ossia quello dello psicomago, ed un altro relativamente “inconsapevole”, quello del consultante, assegnando allo sconfinato universo della creatività -seppure nell’ambito di una sua propria logica simbolica- le illimitate possibilità di risoluzione di una nevrosi attraverso un atto ritualizzato. L’altra differenza fondamentale tra teoria e pratica psicanalitica e la psicomagica, consiste nelle modalità di risoluzione di una nevrosi: mentre nella psicanalisi si riconosce e si sostiene perlopiù il meccanismo della sublimazione5, dove la carica energetica derivante dalle pulsioni sessuali o aggressive viene incanalata per via indiretta verso obiettivi costruttivi e socialmente utili, nella psicomagia, una volta individuata la nevrosi di fondo, la si manifesta in maniera diretta attraverso un agire teatralizzato e consapevole, psico-magico per l’appunto. Ciò permette di evitare qualsivoglia latenza di rimozione o di spostamento della pulsione nevrotica, rendendone subito disponibile il materiale simbolico, così da interagirvi strategicamente ai fini di un mutamento catartico effettivo. Anche nel caso della Via metagenealogica, la “bestia viene domata” per renderne disponibile la sua energia verso mete più alte, ma solo dopo avere fatto direttamente i conti con le proprie nevrosi e ferite, e soprattutto, tali mete, sono sempre in diretta relazione con gli aspetti vocazionali nascosti nell’Albero e non casuali o attitudinali, come nel caso del meccanismo di sublimazione. C’è anche da considerare che nella visione psicanalitica, nevrosi e pulsioni troverebbero la loro base in un conflitto di natura quasi esclusivamente sessuale, mentre nella scuola metagenealogica tale base si estende a tutti i colpi/gli eccessi e le mancanze/carenze subite, in grado di generare dei nodi nei nuclei potenziali del bambino6. Tale visione ampliata parte da una visione dell’esperienza umana secondo una suddivisione in quattro sfere, delle quali solamente una è di natura sessuale/creativa. Altra sostanziale differenza tra la psicoanalisi e la psicogenealogia7, nella quale rientra la scuola metagenealogica jodorowskiana, è la totale assenza nella prima, di una indagine trans-genealogica8, la quale tenga conto dell’influenza degli Antenati sull’Universo psichico delle persone. Tenendo conto che, da Freud in poi, la “genesi” di una nevrosi è circoscritta alla triade madre-padre-figlio/a, ci pare sensato sostenere che il focus sulla sublimazione sia l’esito diretto di una visione ridotta alla suddetta triade e alle sue dinamiche relazionali di natura sessuale, lì dove è invece possibile, nell’ambito di un orizzonte mitologico, narrare più che altro un percorso di trasmutazione, il quale parta dalle resistenze dell’Albero fino a giungere alla piena manifestazione di una Vocazione transpersonale in esso nascosta. Ed è proprio tale la Via della psicogenealogia, e in particolare è a tale aspetto vocazionale che si riferisce quel Meta, nella scuola di Jodorowsky.

  Quel che Jodorowsky vuole farci capire è che, fino a quando i nostri “archetipi della ferita interiori”9 ci rimarranno oscuri, fusi come siamo, in una totale identificazione con essi, non potremo mai liberarcene, nemmeno a seguito di una cogente analisi razionale seguita da un consapevole percorso di sublimazione. Tale operazione di de-fusione, per utilizzare una terminologia ed anche una pratica cara alle terapie cognitivo comportamentali di terza generazione10, inizia a diventare possibile ed attuabile utilizzando in maniera strategica il linguaggio proprio dell’inconscio, quello simbolico/analogico, manifestato nelle forme dell’arte, della poesia e della teatralità rituali. Mentre la cosiddetta realtà ordinaria vive una dimensione spazio/temporale caratterizzata dalla linearità, la realtà Archetipica del mythos11, del sogno, della teatralità rituale, oltre ad essere aperta a tutte le possibilità creative, è caratterizzata da una dimensione spazio/temporale circolare, aspetto questo, che ne provoca sia il problema che la sua soluzione. Se infatti una nevrosi o una pulsione permangono con i loro effetti nella realtà ordinaria, nonostante lo scorrere degli anni, ciò è dovuto alle specifiche di circolarità spazio/temprale dell’Universo archetipico, il quale suole rilasciare i suoi effetti nel campo del conscio. Dunque, vicendevolmente, intervenire in tale campo inconscio con una azione psicomagica, implica riscrivere il mythos reimpostandone i significati in maniera tale da avere una risonanza anche mondo della realtà ordinaria!

  Un altro aspetto che caratterizza la psicomagia è la sua qualità a-morale, proprietà che ne sancisce una efficacia maggiore rispetto a qualsiasi altra tipologia di intervento. Difatti bisogna avere coraggio ed una certa dose di spregiudicatezza per inscenare simbolicamente, per esempio, il coito con la propria madre o la castrazione del padre! Succede anche questo con la psicomagia! L’inconscio infatti, non ha gli stessi criteri di valutazione della sfera logico/razionale e non considera simili azioni da un punto di vista morale bensì solamente come efficacia simbolica. Ecco perché la teatralità rituale svolge un ruolo decisivo nello svolgimento pratico dell’atto: Se l’attore, recitando, ricerca la verità nell’artificio del personaggio, il consultante reciterà per trovare sé stesso, la persona imprigionata negli schemi dell’Ordine simbolico del proprio Albero e nei suoi meccanismi di fedeltà famigliare. Mentre l’attore recita come se ciò non fosse altro che realtà, il consultante compierà una azione reale, direttamente relazionata al proprio vissuto, come se fosse in un sogno. Agendo “come se” recitasse (il magico “se” di Stanislavskij viene invertito di senso), diviene possibile compiere simili imprese che altrimenti sarebbero impraticabili.

  In seguito Jodorowsky passa ad elencare, scrivendoli su una lavagna, le quattro principali sfere dove si formano e radicano le nevrosi:

  • La base rappresentata dalla sfera corporeo/materiale (la necessità del corpo in rapporto all’ambiente, tattica sul campo, ecc...).
  • La sfera sessuale/creativa (il desiderio, la capacità di creare in senso stretto e lato).
  • la sfera intellettuale (linguaggio, pensiero, strategia, ecc..).
  • La sfera emotiva (sentimento).

I Tarocchi di Marsiglia12, come le nostrane carte napoletane, presentano simbolicamente questi quattro campi che riassumono l’esperienza umana e che vengono tradotti nel seguente linguaggio ottico:

  • I Denari (o i Quadri nel poker, per il corpo/materia).
  • I Bastoni (o i Fiori nel poker, per la sessualità/creatività).
  • Le Spade (o le Picche nel poker, per l’intelletto) .
  • Le Coppe (o i Cuori nel poker, per l’emozione).

Usando il linguaggio ottico dei tarocchi come una mappa topografica nella quale il consultante si “specchia”, è possibile intuire gli elementi ancora inevidenti, nascosti e inconsci di una nevrosi, precedentemente indagati nella mappa arbolica e così tradotti dal tarologo. I tal caso diviene strettissima la relazione tra la famiglia tarologica, composta da 22 Arcani Maggiori e da 56 Arcani Minori e la rete psicogenealogica di uno specifico Albero.

  Secondo Jodorowsky la famiglia è un entità incestuosa, microriflesso di entità maggiori, come la società o le religioni, lì dove incesto non è solamente riferito all’atto sessuale ma anche a tutte le mancanze o colpi sofferti nelle quattro sfere. Lampante a tale riguardo, risulta essere il mythos della Sacra Famiglia, con Maria innamorata di suo figlio e Giuseppe, padre impotente simbolicamente castrato dall’Onnipotenza di Dio. La famiglia è inoltre un’entità cannibale, in grado di “cibarsi” emotivamente dei suoi componenti. Alcune di queste manifestazioni nevrotiche possono presentarsi contemporaneamente in un dato soggetto al punto che risulterebbe difficile cercare di classificarle come da consueto manuale di psicologia. La strada, diviene quindi la risoluzione inconscia del problema tramite un atto psico-magico, inteso a scardinare la struttura fissa della nevrosi in seno all’Ordine simbolico dell’Albero che segretamente perpetuiamo. La destrutturazione della realtà ordinaria, dalla quale partiamo per una indagine metagenealogica, non solo porta a galla il problema sepolto e/o somatizzato ma lo neutralizza rendendolo fluido, mobile, senza una struttura rigida, mettendone a disposizione l’enorme energia bloccata nella costrizione di schemi ripetitivi. L’atto psicomagico, come è possibile intuire, risponde a delle logiche simboliche rigorose ed è pertanto indispensabile che chi lo prescrive sia una persona altamente qualificata e preparata, consapevole che ogni sfumatura ha un suo riflesso di significazione nelle profondità dell’inconscio del consultante. Da parte del consultante è richiesta altrettanta serietà attinendosi strettamente alle indicazioni dello psicomago, onde evitare di incorrere in svianti e persino dannose implicazioni secondarie. Pur avendo a che fare col mondo onirico, fluido, creativo della dimensione Archetipica, l’assegnazione di un atto psicomagico e la sua esecuzione è articolata sempre in tre punti fondamentali:

  • Una esternazione.
  • Un atto di rivalsa.
  • Una conclusione positiva.

L’esternazione è la condizione primaria con cui “l’attore”, ossia colui che agisce, rende manifesta e cosciente la sua pulsione nevrotica, la riconosce, la vede e l’accetta per quello che è. L’atto di rivalsa sancisce il compimento e l’affermazione della stessa nevrosi, attuandola, mettendola in scena. la conclusione positiva è la prerogativa necessaria affinché la rivalsa non sia finalizzata a se stessa. Grazie ad essa, intendiamo ottenere che non si perpetui il meccanismo nevrotico, che l’atto non venga identificato con la violenza di cui è portatore sano e che non si serbi rancore o mancanza per ciò che si è fatto. Se, ad esempio, una donna ha subito una violenza fisica da parte del proprio compagno o del padre potrebbe esserle consigliato di comprare della carne macinata, infilarla in un grosso preservativo, scrivervi sopra il nome dell’abusatore e letteralmente evirare il fallo così confezionato. A questo punto l’atto potrebbe dirsi concluso, e l’inconscio della donna leggerebbe e tradurrebbe il messaggio derivatone non solo avendo dato sfogo alla propria pulsione omicida di sopravvivenza, ma anche perpetuando tale violenza in un nuova ciclicità mitologico/simbolica, ad ogni contatto con il maschile. Ma con un atto psicomagico non si rimane mai invischiati in un loop convulsivo. La psicomagia non elimina una nevrosi per procurarne un’altra, essa ristabilisce un rinnovato equilibrio liberando l’energia bloccata in tale nevrosi. Così, per concludere l’atto che abbiamo portato ad esempio, da quel macinato si ricaveranno degli hamburger che si consumeranno in famiglia in una cena organizzata ad hoc. Si potrebbe anche mandare una foto della cena all’abusatore, come restituzione simbolica e conclusione positiva.

  La teatralità rituale, l’agire psicomagico come se si recitasse, diviene il veicolo in grado di trasportarci al di là dell’apparentemente tangibile - fissato nella sua linearità - mondo della razionalità e della logica di cui siamo prigionieri. Il Teatro del Sogno è il suo mezzo, ma di quella particolare specie di Teatro non ordinaria, salvifica, benefica, rivelatoria, tanto cara all’ultimo Antonin Artaud, quanto ai folli, saggi sciamani che popolano le regioni reali e ancestrali delle terre degli Antenati.

foto: Alejandro Jodorowski legge i tarocchi a Parigi, presso il café le Promende, 2017 - di Alma Lanoire.

Note

1) La maggior parte delle dichiarazioni riportate in questo paragrafo sono state pronunciate in occasione dello stage alla Chiara di Prumiano, al quale ho avuto modo di partecipare personalmente.

2) I particolari sono nell’ultimo paragrafo di questo capitolo.

3) Un pensiero di stima al compianto Antonio Bertoli che ci ha lasciati nel 2015. Grazie a lui ho potuto incontrare Alejandro Jodorowsky e conseguire il materiale per la mia tesi di Laurea.

4) Per un approfondimento: Gianni Placido, L’Ordine simbolico dell’Albero, 2018.

5) Sigmund Freud: «La pulsione sessuale mette enormi quantità di forze a disposizione del lavoro di incivilimento e ciò a causa della sua particolare qualità assai spiccata di spostare la sua meta senza nessuna essenziale diminuzione dell'intensità. Chiamiamo facoltà di sublimazione questa proprietà di scambiare la meta originaria sessuale con un'altra, non più sessuale ma psichicamente affine alla prima»

6) Per un approfondimento: Gianni Placido, L’Ordine simbolico dell’Albero, 2018.

7) La Psicogenealogia o analisi transgenerazionale, è un metodo di indagine delle dinamiche psichiche che si formano all’interno di un determinato Albero genealogico. I pionieri di tale metodologia sono Anne Schützenberger, Francoise Dolto, Nicolas Abraham, Bert Hellinger ed Alejandro Jodorowsky. A seconda dei diversi strumenti di indagine, dal genosociogramma, alle costellazioni familiari sistemiche, alla psicomagia, l’assunto di base rimane lo stesso e potrebbe essere sintetizzato nel non detto, nel segreto di famiglia o il fantasma, generanti meccanismi di fedeltà famigliare i quali si ripetono nelle generazioni. Come dice Fracoise Dolto: “i bambini e i cani sanno sempre tutto, e soprattutto quello che non viene detto” ...“ciò che viene taciuto alla prima generazione, la seconda lo porta nel suo corpo”.

8) Che si occupi di indagare non solo le dinamiche della triade famigliare ma anche degli antenati e dei relativi.

9) Gianni Placido, Archetipi della ferita interiori, idem come alla nota 3.

10) Defusione cognitiva. Nell’ambito della Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno o Acceptance and Commitment Therapy, designa la pratica per disidentificarsi dai contenuti mentali linguistici e visuali e dai suoi riversamenti nella sfera emozionale. Al contempo designa la chiarificazione e la definizione di una Via di Valori da riconoscere e perseguire in antitesi agli obiettivi di vita.

11) James Hillman: << Un individuo guarisce quando scopre il mito che sta mettendo in sena>>. La Storia dei nostri Avi è già di per se un Mythos.

12) Qui facciamo riferimento alle versione Jodorowsky-Camoin restaurata da entrambi nel 1997.

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