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"Sappia per ora, il consultante contemporaneo, che alle carte, ossia a sé stesso, può chiedere sì le “questioni del cuore”, quanto quelle della salute e del lavoro e che al contempo se lo desidera, può domandare e sondare le più recondite ed oscure profondità del suo essere, poiché l’antica Arte della lettura dei Tarocchi nasce appunto per questo". Foto: Le Mat nella versine Jodorowsky-Camoin

Osiride, rinchiuso in una cassa dai nemici invidiosi e dal fratello Seth, venne scaraventato nelle acque del Nilo, mutilato, fatto a pezzi e poi resuscitato dal soffio di Iside. Simbolicamente, gli Arcani dei Tarocchi sono una cassa dove è stato depositato un tesoro spirituale. L’apertura della cassa equivale a una rivelazione. L’impegno iniziatico consiste nell’unire i frammenti fino a ricostruire l’unità… Si parte da un mazzo di carte, si mescolano gli Arcani che poi vengono distesi su di una superficie, vale a dire fare a pezzi il Dio. Poi li si interpreta, riunendoli in frasi. Il lettore iniziato (Iside, l’anima) riunisce i pezzi nella sacra ricerca. Il Dio resuscita”

Alejandro Jodorowsky

1. Per un nuovo risveglio della coscienza

Con sempre più frequenza ed oserei dire, in maniera direttamente proporzionale al nostro mondo iper tecnicizzato e velocizzato, genti da tutto il mondo rivolgono sempre più spesso uno sguardo interiore a sé stesse, grazie alla riscoperta di antiche vie di conoscenza. Che sia l’interesse sempre più crescente per lo yoga e la meditazione dell’India, che siano le tradizioni sciamaniche dell’inipi e del temazcal nordamericano, che sia il tambureggiamento dello sciamanesimo europeo e siberiano o l’uso di sostanze enteogene quali l’ayahuasca, il tabacco, il peyotl e il san pedro centro e sudamericani o anche il culto degli antenati dell’Africa e delle Americhe, l’essenza non cambia: mai come oggi, quel seme di ricerca piantato in Occidente a cavallo tra gli anni 50’ e 70’, come fenomeno limitato ad una contro cultura, sta oggi germinando in maniera planetaria, con tutti i pro ed i contro del caso. Se da una parte infatti, il risveglio di tale potente domanda circa il senso ed il significato profondi del nostro esistere, sia da considerarsi come un nuovo e vigoroso slancio lungo il cammino della Coscienza, dall’altra parte è sempre in atto il rischio di assumere ed assimilare tali pratiche riducendole alla visione materialista del mondo tecnico o d’altra parte a deviazioni di sapore new age. Questa aspirazione ci chiama e ci scinde, in maniera ancora non del tutto chiara, a confrontarci con il Mistero che vorremmo risolvere, che siamo, e che ci induce ad indagarlo rivolgendoci nuovamente a quelle culture di tradizione che per forza di cose non possiamo del tutto condividere, non partecipi del comune terreno mitologico, storico, culturale e sociale da dove esse provengono. Una cultura di tradizione che noi stessi abbiamo perso e che nella nostalgia del vero ci ri-chiama, riconoscendole un comune sostrato, transpersonale e persino talvolta, impersonale, lì dove quel che ci unisce è la nostra comune destinazione al confronto con l’apparire della vita e la sua scomparsa, l’esistenza intera con tutto ciò che ne consegue.

In tale ricerca, un ruolo sempre più importante stanno assumendo le scuole psicogenealogiche nelle loro varie declinazioni, come un contributo decisamente occidentale e principalmente europeo alla riscoperta delle vie di tradizione: costellazioni famigliari sistemiche, psicodramma, psicogenealogia e metagenealogia per esempio, attingono al contempo tanto a riti di tradizione antica e tribale come la trance, l’orfismo e la catarsi, quanto alla psicologia post junghiana e alla fenomenologia di Edmund Husserl, integrando tali approcci sulla base di intuizione comuni. In questo panorama si è riaffermata con forza e valore la tradizione tutta europea dei Tarocchi, intesi in particolar modo come strumento di indagine coscienziale privilegiato per le ragioni che andrò a spiegare meglio nei paragrafi successivi. Sappia per ora, il consultante contemporaneo, che alle carte, ossia a sé stesso, può chiedere sì le “questioni del cuore”, quanto quelle della salute e del lavoro e che al contempo se lo desidera, può domandare e sondare le più recondite ed oscure profondità del suo essere, poiché l’antica Arte della lettura dei tarocchi nasce appunto per questo e qui oggi in Occidente, come ieri nell’antica Cina del Chan o nel Giappone medievale dello Zen, vale lo stesso motto:

Grande domanda, grande illuminazione!

Piccola domanda, piccola illuminazione!

Nessuna domanda, nessuna illuminazione!

2. Proiezioni ed intuizioni

La Tarologia evolutiva è un metodo di lettura dell’inconscio per via proiettiva, attraverso l’uso delle immagini archetipiche degli Arcani. Tramite questo approccio il tarologo traduce il contenuto inconscio del consultante in maniera diretta, intuitiva più che analitica, lasciando che a parlare siano i simboli rappresentati dalle carte. Una delle differenze sostanziali da altre metodologie proiettive come per esempio, il test di Rorschach, consiste nel fatto che la sequenza di carte, in special modo dei ventidue Arcani Maggiori, possiede una sua propria narrazione interna, oltre che un percorso stabilito a priori dalla progressione numerica. Per esempio, nella progressione numerica tra l’arcano XII-Le Pendu, ossia L’Appeso, l’arcano XIII, il “Senza Nome” e l’Arcano XIIII-Temperance, possiamo “leggere” a più livelli come il laccio che lega l’Appeso, il suo stato di bilico irrisolto, i due alberi posti alla sinistra e alla destra (i rami genealogici della madre e del padre?), vengano recisi in maniera netta dalla falce dall’arcano “senza nome”, pronto a fare pulizia profonda di tutti i nodi psicogenealogici, per avviare un processo di cura e guarigione simboleggiato da Temperance, un angelo con due brocche in mano unite da un flusso d’acque che non si disperdono. Questo è solo uno tra i tantissimi esempi di narrazione interna possibili, per scoprire come i tarocchi stiano raccontando la storia, per miti e leggende, attraverso un linguaggio ottico, dell’esperienza umana.

XII Le pendu XIII XIII La Temperance


Altra differenza sostanziale tra i tarocchi ed il test di Rorschach, consiste nell’assenza di una normazione che ne decreti un elenco standardizzato di risposte, come richiesto dal metodo scientifico: a seconda dell’estrazione e della loro disposizione, le carte dei tarocchi prendono letteralmente a parlare, non solo singolarmente ma anche e soprattutto nella relazione che intessono le une con le altre, come già mostrato nell’esempio precedente. La direzione degli sguardi degli Arcani Maggiori in particolar modo, disposti su una linea di tre, quattro o cinque carte, contribuisce a determinare la traduzione del contenuto inconscio. Altri elementi altrettanto importanti sono l’immensa mole di simboli, più o meno evidenti, e la già citata progressione numerica. Una stessa carta quindi, può assumere una valenza di blocco/resistenza oppure schiusura/potenzialità a seconda di dove si posiziona rispetto alle altre e senza che sia previsto uno standard di risposte prestabilite. Tale metodo, definito appunto evolutivo, può o meno essere correlato alle dinamiche psico-relazionali del proprio albero genealogico e in tale caso la tarologia evolutiva diviene strumento di approfondimento della psicogenealogia, ossia lo studio delle dinamiche psicologiche del proprio albero genealogico, ed in particolar modo della Metagenealogia, secondo gli insegnamenti di Alejando Jodorowsky.

Come metodo di indagine simbolico/archetipica proiettiva dell’inconscio, la tarologia evolutiva ricorda molto da vicino l’uso del mandala della tradizione induista e buddhista e il Libro dei mutamenti, ossia l’i-ching cinese. Il mandala è un disegno simbolico di forma prevalentemente circolare, dove la simbologia favorisce l’insediamento e la canalizzazione della divinità di riferimento invocata o della data esperienza spirituale che si vuole realizzare. Il meditante, fissando l’attenzione sul mandala, concentra le sue energie fisiche e mentali in uno spazio sacro che è al contempo fuori e dentro di lui. Il mandala in tal senso, è la rappresentazione simbolica di una determinata esperienza spirituale, atta ad essere rievocata e favorita tramite una azione proiettiva ed immedesimativa.

 
sri yantra light Amithaba Mandala
A sinistra uno Sri Yantra: un mandala di tradizione induista.
A destra un mandala di Amitābha,di tradizione buddhista tibetana.

Straordinaria è, a riguardo, la similitudine con la struttura del mandala dei tarocchi di Alejandro Jodorowsky. E’ lui stesso a narrare come1, perseguendo l’intuizione che i tarocchi fossero una rappresentazione ottica dell’esperienza umana nelle sue quattro sfere (corporea, sessuale, intellettuale ed emozionale), essi avrebbero dovuto mostrarsi in una unica composizione d’insieme, un’unità strutturata in grado di rendere visivamente la complessità di tale esperienza, con l’intento di rimandarla all’osservatore, come in uno specchio.

mandala tarot

Il Mandala dei Tarocchi

Altrettanto profondo e complesso è quel microcosmo antichissimo, all’incirca di duemila anni, che è l’I-Ching, dove a seconda della domanda posta dal consultante, si estraggono delle tavolette sulle quali sono incisi degli esagrammi composti di sei linee intere, il principio yang maschile o interrotte, il principio yin femminile. L’I-Ching si completa con una parte di commentario, il quale si associa ad una determinata estrazione. Sebbene sia tuttora usato come mezzo divinatorio, fu già lo stesso Carl Gustav Jung a considerarlo uno strumento atto a favorire una sincronicità inconscia tra la domanda del consultante e l’esagramma estratto, sulla base di un inconscio collettivo che funge da substrato psichico unificato per tutti gli esseri umani.2 Una teoria questa, che è stata ulteriormente approfondita, per altri versi, da Rupert Sheldrake ed i suoi campi e risonanze3 morfiche.

Forse, il più enigmatico percorso di descrizione del processo di risveglio della coscienza, sovrapponibile per certi versi ai tarocchi occidentali, sono le Icone del bue, meglio conosciute come I dieci tori di Chi-yuan o Kakuan, di origine cinese. Vorrei spendere qualche riga per mostrare la similitudine tra i due percorsi con l’obbiettivo di mostrarne anche le differenze. Prima di tutto le icone del bue non sono uno strumento proiettivo, almeno non come i tarocchi, l’I-ching ed il mandala, e soprattutto non prevedono un’estrazione o una composizione a seconda dell’energia invocata. Le icone descrivono il percorso che la coscienza (la mente-bue) affronta per risvegliarsi alla verità dell’essere o illuminazione spirituale. Un percorso prestabilito dunque, talvolta esposto in cinque, sei, otto o più spesso dieci tavole, che partono sempre da uno stato di incoscienza, eppure totalmente potenziale, per giungere alla piena realizzazione. Le icone assumono, agli occhi del novizio o anche del meditante esperto, l’equivalenza visiva di un kōan zen, ossia una affermazione o una storia paradossale ed enigmatica che veniva assegnata, come indagine meditativa, dal maestro all’allievo. Il kōan, così come le icone del bue, vanno risolti per via intuitiva e non logico-razionale.

10 tori zenI dieci tori dello zen

Gli elementi visuali che mi convincono della strabiliante coincidenza tra le icone del bue ed i tarocchi sono principalmente tre. Nella prima icona si vede un giovane intento, sacca in spalla, ad affrontare il mondo, con tutti i suoi dubbi e perplessità. Così recita il commento alla prima icona:

 1 La ricerca del toro

  1. La ricerca del bue

Perché mai cercare? Fin dall’inizio, il bue non si è mai perduto. Ma il pastore ha voltato le spalle a se stesso, e così il suo bue gli è diventato estraneo e si è smarrito in spazi remoti e polverosi. Le montagne natie si fanno sempre più lontane. Di colpo il pastore finisce in un intrico di sentieri. Brama del guadagno e paura della perdita divampano come fiamme, e come lance sul campo di battaglia si ergono l’una contro l’altra le idee di giusto e ingiusto4.

La prima icona del bue non può che farmi pensare alla carta zero dei tarocchi, Le Mat, con la sua bisaccia in spalla. Un vagabondo nell’Universo, un essere umano che serba in se letteralmente il seme della conoscenza all’ennesima potenza e che si appresta alla ricerca pur non sapendo ancora bene dove voltarsi e cosa raggiungere, sebbene fiducioso nel cammino.

0 Le Mat

 La seconda icona del bue che vorrei analizzare e la numero otto:

8 oblio

  1. Oblio completo del bue e del pastore

Tutti i desideri mondani sono caduti, e insieme si è completamente svuotato anche il senso del sacro. Non restare dove dimora Buddha, va’ via veloce da dove non dimora alcun Buddha. Se non si è più attaccati a nessuno dei due luoghi, ciò che vi è di più intimo non lo si potrà più vedere, neanche con mille occhi. Il sacro, al quale gli uccelli offrono fiori, è solo una vergogna.

Secondo la lettura della tarologia evolutiva e la mia personale esperienza, questa profonda esperienza di “pulizia”, li dove ogni opposto è eradicato per lasciare che si schiuda il vuoto della mente originaria, potrebbe corrispondere all’arcano XIII, non a caso chiamato anche Senza Nome, poiché unica delle ventidue carte ad esserne privo. L’arcano XIII, che in alcune iconografie tarologiche rappresenta la morte, peraltro anche voltata nel senso inverso a quello dei tarocchi di Marsiglia della versione Camoin-Jodorowsky, sta qui ad indicare una esperienza tutt’altro che passiva o lugubre quanto energicamente attiva. Le teste di Re e Regine che cadono possono indicare la recisione della mente intellettuale e razionale (che nella Metagenealogia è correlata appunto all’archetipo del Re), mentre le mani e i piedi mozzati indicano che tale azione si fa totalmente all’interno: più nessun luogo dove andare, più nulla da afferrare! E non è forse un caso se, dopo l’arcano XIII, tutte le carte successive siano percorse da un libero fluire d’acque, ad iniziare da XIIII-Temperance, l’inizio della cura profonda, e proseguendo con una colorazione azzurra nella parte inferiore, fino all’arcano XX - Le Iugement. Inoltre è interessante notare come si susseguano, dalla XIII in poi, tutte carte con un elemento doppio: le due anfore nella XIIII-Temperance, i due diavoletti nella XV-Le Diable, i due danzatori nella XVI-La Maison Diev, le due anfore nella XVII- Letoille, i due cani nella XVIII-La Lune, i due fratelli nella XVIIII-Le Soleil e per finire, la perfetta integrazione degli opposti, ubbidienti alla chiamata divina nella XX-Le Iugement.5

XIII

La decima ed ultima icona del bue ha una duplice corrispondenza con l’ultima carta dei tarocchi, sia iconografica che, per certi versi, nominale:

10 Tornare nel mondo

  1. Al mercato con le mani ciondolanti

La porta di fascine della capanna è ben chiusa, e neanche il più saggio tra i santi potrebbe scorgerlo. Sepolta in profondità la sua natura illuminata, si permette anche di deviare dai sentieri dei venerabili saggi dell’antichità. Con in mano una fiaschetta di zucca, entra nella piazza del mercato; appoggiandosi ad un bastone, ritorna alla capanna. Quando gli va, frequenta osterie e banchi di pescatori, perché gli ubriaconi si risveglino a se stessi.

Quel “ritornare al mercato” del viandante è un ritorno nel mondo e nella Vita, avendo egli integrato l’essenza della verità così profondamente da non emanare più nessun “odore” di illuminazione, come si dice nello zen. Ancora una volta il ricercatore, bisaccia in spalla, si mescola alle genti semplicemente mostrando loro l’essenza del risveglio spirituale in maniera concreta e diretta eticamente, avendola incarnata. Così l’arcano XXI-Le Monde, si presenta come una donna nuda, tornata all’essenza, circondata da una corona d’alloro, presente nel suo stesso centro, come l’occhio della coscienza che si schiude a suo proprio mistero luminosissimo, nella chiara integrazione delle quattro sfere: corpo, sesso, intelletto e cuore, nelle quali pienamente si incarna.

XXI Le monde

3. Per un’etica tarologica

La Tarologia evolutiva metagenealogica si differenzia dalla cartomanzia, dalla divinazione o da altre pratiche più o meno manipolatorie, per una visione etica, come abbiamo avuto modo di vedere nel paragrafo precedente, non tanto in relazione col giusto e con lo sbagliato, col bene e col male, con la fortuna o la sfortuna, quanto in accordo con ciò che è più vero ed autentico alla prova del dubbio. Provo qui di seguito a portare alcuni argomenti che ritengo essenziali.

- Liberarsi dalla sofferenza vs. cambiare il rapporto con la sofferenza

É falso e non è vero che possiamo liberarci della nostra storia famigliare e in generale del dolore che comporta in nostro esistere: il nostro Albero, qualunque esso sia, non può essere cancellato! Esistere implica (com)patire! Ciò che possiamo fare, con enorme beneficio per noi e per tutti gli esseri senzienti è cambiare radicalmente il rapporto con la sofferenza. La sofferenza può cessare, senza che il dolore scompaia, da questo Universo. Pretendere di rendere stabili e definitivi felicità, belle sensazioni, successi e fortune, almeno in tali termini, è una illusione foriera di ulteriori ed inutili sofferenze.

- Passato, presente, futuro

Premesso che, da un punto di vista legale, qualunque attività predittiva e divinatoria è considerata in Italia mestiere di ciarlatano, e pertanto vietata per legge, possiamo sostenere, al vaglio di ogni ragionevole dubbio, che non è possibile certificare alcun futuro nella nostra ed altrui vita. Indurre una persona, specie se in stato di sofferenza, vulnerabilità e ricettività, a credere che il corso della propria vita possa indirizzarsi verso una determinata strada sia essa benefica che malefica, è una attività di manipolazione psichica pura e semplice. Sebbene infatti, non sia possibile certificare un futuro è possibile “programmare il presente” con tecniche di plagio ed induzione psichica che sono state ben identificate e catalogate nel corso del tempo. Dire ad un consultante “ti aspetta questa o quella cosa”, per cui “devi agire in questo o quell’altro modo”, lo predispone immediatamente in uno stato dinamico di ansia/paura vs. sollievo, il quale si risolve solo nel portare a compimento tale predizione. Un tarologo evolutivo non si occupa del futuro del consultante quanto di districare i nodi psico-genealogici inconsci in maniera intuitiva, apportando ordine e chiarezza nella vita presente. Tale possibilità di ordinamento e chiarezza è per entrambi, tarologo e consultante, la sola “garanzia” per una evoluzione personale in linea col vero e con l’autentico. La vita del consultante, le sue scelte, le sue decisioni, rimangono sua piena responsabilità ed anche qualora venisse suggerito un atto psicomagico, questo è sempre in relazione alle dinamiche inconsce della storia passata del consultante.

- Fatture leganti, malocchi, ali di pipistrello e code di rospo...

Tornando alle tecniche di induzione e manipolazione, possiamo sostenere che, almeno in tali termini, le cosiddette fatture leganti, i malocchi, le malìe, le maledizioni e la loro rimozione, siano qualcosa di tecnicamente fattibile. È possibile infatti, condizionare così profondamente la psiche inconscia del consultante da mutarne la narrazione interna, cosa questa, che secondo alcuni avrebbe anche effetti sulla fisiologia della persona! Ciò accade anche ed in special modo perché il consultante si pone sempre in maniera ricettiva e vulnerabile nei confronti di colui al quale si affida. Le attività di incantesimo o di vera e propria stregoneria, si basano sugli stessi principi della psicomagia, ossia entrare in comunicazione diretta con l’inconscio del consultante per via simbolica. Comprendere la logica simbolica che sottende ad azioni, oggetti e parole ed usarla con l’intento di manipolare la vita di qualcuno rientra tra le pratiche di magia nera. Tuttavia la tarologia evolutiva non è nemmeno una forma velata di magia bianca, consapevole che, anche nella migliori intenzioni e condizioni di amore per esempio, non è vero né autentico, quindi non etico, condizionare i sentimenti di una persona mutandone la narrazione simbolica inconscia nella direzione di un futuro che non esiste, a meno che tale mutazione non si occupi di sciogliere i nodi psicogenealogici passati che condizionano la vita del consultante nel suo presente. In tale caso parliamo di psicomagia, una forma di azione teatrale ritualizzata, altamente simbolica e creativa la cui piena responsabilità è assunta dall’attore stesso. In ultimo, per il motivo stesso che, in ultimo, ognuno cerca il proprio Bene, essendo tutti, nel bene e nel male, indirizzati su una strada di comprensione e ricerca del compimento (negarlo o dubitarne lo conferma!), la tarologia evolutiva si astiene dal dare letture negative, quanto evidenzia blocchi e resistenze. Ed è lo stesso percorso degli Arcani Maggiori a testimoniare come, tra crisi e rinascite, si giunga sempre a XXI-Le Monde. La meta ultima dei tarocchi trascende sempre sé stessa.

La Tarologia evolutiva pertanto è un gioco serio e tale serietà è richiesta ad entrambi i partecipanti al gioco: tarologo e consultante. Sorge pertanto spontanea la domanda su come orientarsi nel calderone delle proposte che spuntano quotidianamente e proliferano grazie ai social media, e vorrei qui provare a riportare la mia personale esperienza formativa, ben comprendendo i leciti dubbi che sorgono in merito a tale questione. Non pretendo di proporre il metodo che ha la verità in tasca ma vi invito a dubitare e ad approfondire, affidandovi a quelle Vie di ricerca interiore che hanno un margine di garanzia, in termini di qualità, serietà ed esperienza. Come riconoscerle quindi? Qualunque sia la Via che un ricercatore scelga di seguire si valutino sempre questi quattro aspetti:

1) Alla base deve esservi una chiara intuizione fondante ad opera di un maestro.

2) Tale intuizione fondante deve essere incanalata in una pratica riconoscibile, con i dovuti adattamenti ai tempi e alle culture. Il fai-da-te, in ogni via di ricerca, è possibile ma raro e pericoloso.

3) Chi insegna deve essere iscritto in un lignaggio riconducibile ad un maestro.

4) Una autentica Via non persegue fini personali quanto benefici collettivi.

Per esempio, nella Via psicogenealogica della Metagenealogia di A. Jodorowsky, l’intuizione fondante consiste nella possibilità di comunicare con l’inconscio tramite strumenti artistici e creativi, adottando il linguaggio che gli è proprio, ossia quello simbolico/analogico. La Via dello Yoga che seguo col mio maestro Franco Bertossa, risale a Gerard Blitz, allievo diretto di Sri Tirumalai Krishnamacharya, il quale si rifà direttamente al Raja Yoga di Patanjali. In entrambi i casi, intenzione e vocazione sono a beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Che possiate trovare ed imboccare, in questa stessa vita, la Via che più vi corrisponde e perseguirla con forza, compassione, magia e tutta la saggezza di cui ora disponete.

Gianni.

Note

1 La via dei tarocchi, Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa, Universale Economica Feltrinelli, anno 2004, pag. 31

2 “Lo studio del meccanismo matematico in cui sono codificati i 64 esagrammi dell'I Ching, lo aveva infatti portato a formulare il principio che connetteva avvenimenti di analogo contenuto significativo, manifestati in differenti momenti temporali, legati al principio di casualità e non a quello di causa ed effetto. Una casualità perfettamente sintonizzata sulle necessità psicologiche di quel momento, basata sul principio per cui i simboli, e gli archetipi ad essi correlati, sono patrimonio comune di tutti gli individui essendoci a priori un bacino di conoscenza, contenente ogni informazione, a cui poter accedere liberamente in qualsiasi momento. Queste informazioni sono trasmesse all'umanità dai simboli che hanno il compito di rappresentarle.” Fonte: Wikipedia.

3 Rupert Sheldrake, Newark-on-Trent, 28 giugno 1942. È un biologo e saggista britannico, noto soprattutto per la sua discussa teoria della "risonanza morfica", che implica un universo non meccanicistico, governato da leggi che sono esse stesse soggette a cambiamenti. Fonte Wikipedia.

4 Zen e filosofia, Ueda Shizuteru. Curatore e traduttore, prof. Carlo Saviani. Nagoya, 2017, pp.237-257. Precedentemente pubblicato su Asia.it

5 Le carte in questione si riferiscono alla tradizione di Marsiglia, nella versione Camoin-Jodorowsky

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