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Sono passati più di 100 anni dalla nascita della psicoanalisi eppure pare proprio che tirando le somme, stringendo i lacci, la moderna psicologia guardi ad uomini e donne in maniera non tanto differente da certi video social experiment che si vedono in rete.

The Moon-L’universo femminile pare ridotto a pseudo-isteria bisbetica, con donne dedite allo “zerbinaggio” (da zerbino: rendersi pari ad uno zerbino nei confronti del maschile), o al crocerossismo militante (che ha come sua controparte talvolta una deriva ultra-femminista).

- L’universo maschile è ridotto in ultimo ad un perenne “peter-panismo” (la sindrome di chi non vuol crescere), o al narcisismo patologico di chi non vuole assumersi le proprie responsabilità di partner, padre e adulto lavoratore socialmente inserito. Per non dire di peggio.

Secondo la mia esperienza l’indagine delle dinamiche delle sfere maschili e femminili ha avuto un grandissimo stimolo ed impulso da studi extra accademici o di psicologia di frontiera come il lavoro sugli archetipi di James Hillmann ad esempio, le Costellazioni Familiari, la Metagenealogia, ma anche studi antropologici di cui l’Italia soprattutto, vittima dell’imprinting cattolico è ancora perenne fanalino di coda del resto del mondo.

Credo che la ancora poca integrazione dei suddetti studi, nella psicologia e psicoanalisi moderna, non solo talvolta precluda un percorso di guarigione ma corra il rischio di creare veri e propri mostri. Basterebbe iniziare a comprendere che non v’è nulla di psico-patologico nella naturale pulsione alla sicurezza, nella protezione, nella famigliarità (ancora prima che nella familiarità), nell’attrazione per il mistero, nel collettivismo, nella dialogica processativa che la sfera femminile ricerca e nulla di psico-patologico nella naturale pulsione all’avventura, all’ignoto, allo spazio mobile ed aperto, alla competizione, all’individualismo, alla solitudine e al silenzio, alla ricerca di bellezza che la sfera maschile ricerca.

The SunBasterebbe iniziare a realizzare che la cosiddetta “mente rettiliana” che condividiamo con gli animali non viene eliminata e/o superata da quella emozionale/sentimentale e auto-coscienziale, specifica dell’umano. Sopravvivenza e riproduzione sono ineliminabili, sebbene il campo della riproduzione venga vissuto in maniera diversa dalla sfera maschile e femminile. Per esempio:

 

  • La banalissima e superficiale visione che vuole esclusivamente l’uomo come tendente ad una sessualità multipla e non esclusiva è stata ampiamente smentita da molti e seri studi.
  • La stigmatizzazione della “santa-puttana” decisamente non tiene conto degli ultimi 150.000 anni in cui la donna si garantiva sicurezza e protezione non tanto da un uomo selezionato per fattori “alfa”, quanto grazie ad una comunità di appartenenza che le assicurava una sessualità selettiva non tanto nei riguardi di uno specifico partner, quanto di uno specifico seme. Le loro relazioni erano perlopiù aperte, lasciando al corpo la possibilità di selezionare il seme più adatto ad una riproduzione ottimale. In seguito con le società agricole vennero meno tali garanzie di sicurezza costringendo le donne letteralmente a svendere il proprio potere d’attrazione al migliore offerente (in termini di sicurezza). Una riprova di ciò che sostengo sta nel fatto che, in condizioni ottimali di sicurezza, la donna torna ad avere una sessualità aperta addirittura più diffusamente di quella maschile. Recenti ricerche statistiche dimostrano che il tradimento o la separazione femminile del e dal proprio partner ha già ampiamente superato quella maschile nelle società economicamente sviluppate.1 La donna torna così ad esercitare il suo naturale potere attrattivo senza necessità manipolatoria.2
  • La stigmatizzazione della sfera maschile in una società decisamente patriarcale è ancora peggiore e più crudele, spesso e volentieri oggetto di di vere e proprie battaglie d’odio (quasi) tutte al femminile. Essa e psicopatologizzata a priori come: irresponsabile, animalmente istintuale, narcisistica, peter-panistica, mammona, infantile ecc.. lì dove il naturalissimo istinto alla sopravvivenza/riproduzione porta l’uomo a rifuggire ambienti chiusi, fissi, progettualità a lungo termine (siamo animalmente parlando, nomadi, anche se necessitiamo un territorio), una sessualità esclusiva ed una costante pro-pulsione (bio-fisiologica) per il femminile. Come se essere umani, avere una vita emozionale ed auto-coscienziale implicasse il superare (moralisticamente parlando) tali “bassi” istinti. A tal riguardo famosi sono i social experiment di controparte, in cui complice una procace donna, si dimostra la “bestialità” intrinseca di un uomo.

taoQuello che suggerisco a me e a voi è prima di tutto di non colpevolizzarsi, evitare di cadere nel tranello di facili psico-patologicizzazioni o banalizzazioni sugli stereotipi di genere, indagando bene e studiando a fondo le dinamiche profonde delle sfere archetipiche maschili e femminili, di selezionare bene approcci terapeutici drastici e categorici che non fanno altro che aumentare la dose di sofferenza personale tramite frustrazioni e paure di stampo perlopiù morale.

Naturalmente la controparte del discorso non è indulgere nelle pulsioni animali poiché la “bestia va domata” e messa al servizio dei nostri più profondi Valori - come nella carte del Matto nei Tarocchi - i quali non sono di pertinenza del regno animale né tantomeno umano.

In un ottica metagenealogica di psicologia archetipica ed indipendentemente dalle questioni di genere, biologiche, ideologiche, socio/culturali e politiche, ciò che suggerisco è che se ti ritrovi a sopprimere, non valorizzare, non riconoscere, qualità energetiche femminili come: ascolto, forza ricettiva, cura, bellezza, seduzione (e non seduttività), connessione, familiarità ecc... e maschili come: individualità, solitarietà (da non confondersi con solitudine), risolutività, forza attiva ecc... già presenti in te, ritengo ma potrei sbagliarmi, che vi sia qualcosa sul quale lavorare.

Qui non è tanto questione di “presunta libertà” (ammesso che mai siamo stati liberi di qualcosa), biologica, ideologica, socio/culturale e politica, quanto, spesso e volentieri, di nodi genealogici che t’ostini a non vedere.

Da studioso e praticante di psicogenealogia credo sinceramente che le forze universali ed originarie del maschile e del femminile siano state spesso confuse e relativizzate da decenni di scientismo e dalle sue derivazioni socio/politico/culturali, i quali ne hanno minato sistematicamente le caratteristiche fondamentali. Naturalmente, non si negano qui le lecitissime, egalitarie, paritarie conquiste dello stato di diritto, solo le si confondono con energie specifiche ed archetipiche, generando conseguente negazione e relativizzazione. Un po' come negare, superstiziosamente, la legge di gravità o come pretendere che lo Ying e lo Yang, Shiva e Shakti, Ida e Pingala3, il Sole e laLluna, la notte e il giorno, il freddo e il caldo, siano qualcosa di diverso o altro dall’alternanza oppositivo/integrativa delle loro polarità.

Tali forze si riversano anche nei generi maschile e femminile, determinandoli originariamente di caratteristiche che sempre più spesso oggi, vengono confuse, ridotte ad una loro deriva distorta o sempre più spesso invertite:

Nel maschile ad esempio:

  • La virilità è scambiata machismo o maschilismo
  • L’individualismo per egoismo
  • La competitività per arrivismo
  • La gagliardia per bullismo
  • La forza centripeta per egocentrismo
  • La forza fisica e la maestria per autoritarismo
  • Il senso pratico per anaffettività
  • Il mistero della “separazione” del padre per assenteismo.

Nel femminile per esempio:

  • La femminilità è scambiata per debolezza e vittimismo
  • Il collettivismo e la comunione empatica per crocerossismo
  • Il potere della seduzione e dell’attrazione per seduttività e manipolazione
  • La forza centrifuga per illogicità
  • La bellezza per frivolezza
  • la ciclicità per isteria
  • Il mistero “dell’unione” della madre per minaccia oppressiva.

Quanto sarebbe utile ed importante riscoprire ciò che in noi, archetipicamente, è già presente? Non ci aiuterebbe forse ad indirizzarti verso le scelte della nostra vita in maniera più lucida e consapevole? Quanti abusi forse, si potrebbero evitare? E quanta sofferenza accessoria?

......

1 Secondo la statistica europea condotta dal portale Incontri extraconiugali, in Italia il 64% del primato spetta alle donne, mentre gli uomini si fermano al 52%.

2 Un libro su tutti: In principio era il sesso, Christopher Ryan e Cacilda Jethá. Odoya, 2015.

3 Ida, ricettivo femminile e Pingala, attivo maschile, sono i canali energetici della tradizione yogica indiana e corrispondenti ai punti di partenza delle narici di sinistra e destra, con caratteristiche oppositive ed integrative.

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