Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Questa è la prima parte di un articolo orientativo per comprendere meglio l'arte terapeutica della psicomagia, questa volta più dalla parte del consultante.
Buona lettura, Gianni Placido.
1 - Improvvisarsi psicomaghi - Chiave di svolta: Umiltà!
Se c’è la possibilità quasi certa di provocare o aggravare il nostro terreno inconscio quella è proprio la numero uno di questa lista, ossia: Improvvisarsi psicomaghi.
Complice del clima culturale, soprattutto italiano, per cui “tutto è arte”, anche quella terapeutica della psicomagia, intesa come fai-da-te, vi finisce per rientrare di diritto, causando una quantità di disastri ormai all’ordine del giorno, visto il proliferare di presunti psicomaghi che ogni giorno affollano le trame della rete di internet.
Come già detto anche il diffondersi dei seminari, dei libri e degli incontri dedicati alla psicomagia da parte di Alejandro e Cristobal Jodorowsky, ed altri allievi senior, sebbene mai abbiano svolto una formazione specifica sulla psicomagia aperta al pubblico, hanno alimentato indirettamente l’esercito dei sedicenti autoproclamatisi psicomaghi. Per cui occorre ancora una volta ricordare che la psicomagia funziona, ha effetti reali e concreti sulla vita delle persone e la mancata conoscenza delle sue leggi associate all’ignoranza del patrimonio simbolico archetipico può nel migliore dei casi non smuovere nulla e nel peggiore intricare la nostra vita più di quanto già non lo sia.
La formazione psicomagica necessita di un lavoro a “bottega”, svolto da una persona che già di per sé abbia una vocazione artistica e non solamente per l’indagine psichica e terapeutica. Tuttavia tale vocazione non è di per sé garanzia di una idoneità ad assegnare, per compassione, per amore, per lavoro o per tutti questi elementi messi assieme, un atto psicomagico a chicchessia, così come non v’è nessuna garanzia che uno studente dell’Accademia di Belle Arti ne esca come un qualificato artista, indipendentemente dall’attestato di laurea che gli certifica unicamente l’acquisizione di determinate componenti teorico pratiche.
Allo stato attuale delle cose non esiste una scuola di psicomagia. Gli studenti senior di Alejandro Jodorowsky hanno studiato con lui per decenni con appuntamenti giornalieri e settimanali e quelli che sono rimasti hanno finito per assorbire l’essenza dell’insegnamento del loro maestro, venendo certificati a voce, sulla base di una fiducia stabilita guardandosi occhi negli occhi.
Non essendovi un albo professionale di psicomaghi, e che forse aggiungo, potrebbe aiutare a creare un tessuto di arte-terapeuti qualificati che lavorino con psicomagia e metagenealogia (le due cose sono inestricabilmente connesse ed inseparabili), a colui che si assume la responsabilità personale di lavorare con la psicomagia è caldamente suggerito di avere percorso perlomeno un lungo periodo di apprendistato diretto con tali allievi senior e che vada ben oltre la lunghezza di un corso, di molti seminari o della scuola Metamundo1. Inoltre è imprescindibile avere sperimentato su di sé una vastità di atti psicomagici correttamente compiuti, sondando le trame del proprio terreno genealogico in profondità e che possedendo un’ottima conoscenza della simbologia dei Tarocchi di Marsiglia, lì dove sono condensati tutti gli archetipi ed i simboli necessari a dipingere quella tela per l’opera d’Arte che si creerà assieme al consultante.
2 - Fare un atto di qualcun altro perché ci “risuona positivamente” - Chiave di svolta: Rinascita!
Sul numero due di questo podio -anche se non c’è un ordine di preferenza ma questa medaglia d’argento la vince a mani basse-, c’è la spinta a fare un atto psicomagico, non solamente improvvisandosi psicomaghi ma aggiungendovi l’ aggravante del sentire una corrispondenza di gioia, felicità, liberazione, armonia e chi più ne ha più ne metta in tali termini.
Quando si svolge un vero atto psicomagico invece, una parte consistente del nostro ego, quella che si è sedimentata nei più reconditi anfratti del nostro inconscio e che lì, nonostante il contesto torbido, si sente a casa, sta andando invece alla morte. Siccome con quella parte ci si identifica, non solo con retro pensieri e convinzioni profonde ma anche con un sentire emotivo che fa da sfondo alla nostra vita, quello che avvertiamo e che siamo noi stessi sulla strada di tale patibolo.
Non voglio qui sostenere che ogni atto debba avere una simile risonanza, ciò dipende da quanto profondamente si è domandato a sé stessi, dal proprio livello di consapevolezza, dal” terreno psichico/karmico” personale e dalla preparazione dello psicomago che mai, in nessun caso assegnerà un atto impraticabile che il consultante non possa sostenere emotivamente. Quel che è certo è che, ad ogni livello, mettere in scena una psicomagia ha a che fare con una piccola, media, grande esperienza di morte durante la quale il nostro piccolo ego viene esposto ad una luce tanto intensa e forte che le sue crostificate resistenze iniziano ad incrinarsi.
In quasi venticinque anni di pratica con la psicomagia non ho mai svolto un atto che volessi pienamente fare. Per portarne a termine alcuni invero, ho impiegato anche più di sei mesi, sebbene la parte più autentica di me mi dicesse sempre che si, quella dolente verità emersa durante la consulta, mi corrispondeva appieno.
In realtà non è mai la verità a dolerci, ma lo strapparci l’illusione di dosso, la quale a furia di aderire ai nostri pensieri e sentimenti abbiamo finito per scambiare per la nostra stessa pelle.
Rinascere alla verità invece, rende liberi.
3 - Fare un atto per fare un piacere a qualcuno - Chiave di svolta: Messa in gioco personale!
Questa è la variante della fidanzata o del fidanzato che fa il piercing o il tatuaggio per far piacere al proprio partner! Un atto psicomagico è un compromesso con sé stessi e basta.
Non vi sono altre persone che debbano essere coinvolte ed anche quando lo stato di sofferenza riguardi più chi ci è vicino che noi stessi, l’atto dovrebbe essere svolto sempre e solo per noi. Ne va' della nostra stessa coscienza ed esistenza e non possiamo delegarlo o farcelo commissionare da nessuno, pena il perdere la sua valenza di compromesso la quale, come già spiegato, è condizione imprescindibile perché l’atto risulti efficace. Compito e dovere di uno psicomago è desistere, se lo ritiene opportuno, dall’assegnare un atto ad una persona che si presenti in tali condizioni ed indurlo a cercare in sé stesso le motivazioni necessarie, se presenti, a mettersi in gioco.
4 - Fare un atto per curiosità - Chiave di svolta: Compromesso!
Vieni qui per fare un gioco con te stesso e con l’altro e ti ritrovi sull’orlo di un precipizio, con la strada interrotta alle tue spalle. Amico mio, amica mia, lascia che ti dica: una volta che vedi, una volta che spalanchi la botola, dopo non potrai più fare finta di niente. Attenzione, il ruolo di uno psicomago ed il mio qui è tutt’altro quello di metterti paura o invitarti a desistere ma di stringerti in angolo affinché tu capisca che veramente questa via fa per te o meno.
Più di una volta le mie consulte si concludono con un tiraggio di tarocchi o con una indicazione a guardare più a fondo, dando una traiettoria di indagine ben delineata oppure con una stesura dell’Albero Genealogico. Svolgere una consulta, nel sistema della Metagenealogia di A. Jodorowsky equivale a creare una opera d’arte per cui, assieme al consultante e sempre avendo l’ultima parola, lo psicomago valuta senza il minimo giudizio la maturità personale di chi ha di fronte e in qualche modo lo prepara o a vedere gradualmente o a rimandare ad un ulteriore approfondimento.
Non vi sono strade prefissate e sebbene una mappa sia tracciata, le vie che conducono allo scrigno del tesoro possono sembrare talvolta più contorte ed oscure del problema stesso per cui ci si reca ad una consulta.
Ancora una volta, la parola chiave in psicomagia è: compromesso!
5 - Procrastinare l’atto - Chiave di svolta: Coraggio!
Secondo un sondaggio personale, un buon 30% delle persone alle quali viene suggerito un atto psicomagico non lo svolgono mai e del 70% restanti più della metà impiega mesi o addirittura anni a svolgere l’atto.
Proprio perché l’atto parla sia a quella parte di te che vuol restare ancorata alle sue vecchie conclusioni e sia al tuo Io più originario, quello più vicino e in accordo con la spinta daimonica vocativa, per svolgerlo è necessaria una buona dose di coraggio. Procrastinare, nello specifico, è una delle più semplici vie di fughe che il piccolo rettile adotta per darsi alla macchia o dirsi che si, è la cosa da fare, “ma devo maturare ancora un po’, devo trovare il tempo, il luogo, lo spazio, devo aspettare la bella stagione”, ecc.... In realtà, sebbene ognuno debba trovare il giusto tempo per fare un atto psicomagico, nessuno ha veramente quel tempo.
Coltivare lo stato di urgenza è una delle chiavi di svolta nello studio e nella pratica dello zen, perché la malattia di ogni tipo e la morte non chiedono mai il permesso per entrare a gamba tesa nelle nostre vite. Tuttavia tale stato di urgenza non deve essere confuso con l’ansia di ottenimento bensì indicare la sincera ed impellente necessità di uscire dalle fiamme in cui ci siamo intrappolati con le nostre stesse mani...tra i rami del nostro albero genealogico, ossia la rete di relazioni, ordini e fedeltà della nostra genealogia famigliare.
Sicuramente, nell’intraprendere la decisione di affidarsi a questo strumento per tramite di una persona preparata, è necessario vi sia un intento chiaro mosso da una buona dose di aspettative, ma le aspettative non debbono mai tramutarsi in pretese onde evitare di attivare quel meccanismo perverso di ottenimento immediato oppure, nell’ansia di un risultato che potrebbe non dare risultati sperati, rimandare l’atto all’infinito.
Come soleva dire un grande samurai del ‘600, Miyamoto Musashi:
Sotto la spada levata dell'avversario,
le tue ginocchia tremano
ti senti mancare...
Ma vai avanti e troverai
la terra della beatitudine!
Coraggio, è il mio invito per te!